18/09/2014
UNA NOTA STORICO POLITICA
Winston Churchill affermò: "Chamberlain doveva scegliere tra la guerra e il disonore. Scelse il disonore ed ebbe la guerra". Con il consenso della Francia anch'essa intimorita da Hitler. Era il 1939 all'indomani della conferenza di Monaco che sancì il diritto della Germania a prendersi i Sudeti e la Cecoslovacchia.Emblematiche e quanto mai attuali le parole di Churchill del 1939.
Oggi siamo allo stesso punto, i nostri Monti, Letta, Renzi (e gli altri leader europei) nel loro mix di fifa/ignoranza, hanno fatto la stessa cosa, dovendo scegliere tra lo scontro (quindi la guerra) con la Merkel (e le multinazionali tedesche) e il disonore della svendita degli interessi nazionali dell'Italia e degli altri paesi europei hanno scelto il disonore (al pari degli altri leader europei) e avranno invece la guerra sulle regole di bilancio statale (che resteranno rigide) , sulle attività della BCE (la cui espansioone degli attivi sarà largamente insufficiente) e infine sull'euro (la cui sopravalutazione comporta stagnazione e deflazione) .... , e soprattutto, che sfocerà in quella che è già una guerra commerciale, economica e finanziaria.
Con l'aggravante che, mentre Chamberlain era animato dal nobile fine di prevenire una guerra militare ed evitare spargimento di sangue, i nostri governi fantoccio ci hanno svenduto per avere un po' di lasciapassare politico personale in Europa e, il peggiore di tutti, cioè il fantoccio Monti* ha accettato il suicidio economico e finanziario del paese , proseguito poi dal fantoccio Letta piegandosi in modo sconcertante ai voleri di Francoforte, in larga parte per timore reverenziale nei confronti del potentato economico politico tedesco ma, probabilmente anche per una buona dose di ignoranza economica.
Ma in questa sede non si vuole alimentare polemica politica ma, partendo da quanto sopra, esaminare in profondità il fenomeno tedesco.
* pur essendo un ciarlatano perfetto, non poteva non sapere il danno che andava causando, anche se l'ignoranza dell'uomo non cessa mai di sorprendere, basti pensare alle norme in materia di tassazione del settore nautico il cui fine era quello di incrementare il gettito aumentando le aliquote, mentre come era logico aspettarsi il risultato è stato quello di allontanare dall'Italia le imbarcazioni, distruggere il settore e più che dimezzare il gettito... risultato che qualunque ragioniere di provincia avrebbe potuto prevedere … senza parlare di altri aspetti inquietanti ripresi nel libro di Tremonti "bugie e verità la ragione dei popoli" dove si evidenzia che per avere credito personale in Europa Monti svende gli interessi dell'Italia... senza alcuna esitazione.. Infine, tra i "non poteva non sapere" si può elencare il limite massimo previsto dagli accordi comunitari in materia di surplus commerciale; l'impegno dei paesi membri di limitarlo al 6% non è osservato dalla Germania giunta al 7,9 % del PIL. Il Monti tecnico eurostatista se lo è dimenticato.
Un capitolo a parte merita la questione finanziaria. La tanto invocata riforma dei poteri della BCE con l'attribuzione dei controlli sulle banche a livello europeo e non più nazionale come definito dall'EBA si è rivelata l'ennesima svendita degli interessi dei paesi euro periferici a vantaggio della solita Germania. Al seguente link un commento autorevole:
Con questa abilissima mossa hanno ottenuto due ottimi risultati:
a) le banche regionali tedesche stracolme di sofferenze causate dall'attività commerciale non sono sottoposte al controllo (non rientrano tra le 130 banche europee previste dagli accordi)
b) le grandi banche come Deutsche e Commerz, possono tranquillamente operare nei derivati senza alcun assorbimento di capitale nonostante li si annidi il massimo del rischio sistemico
La domanda che sorge spontanea è: ma dov'era la rappresentanza politica italiana quando si scrivevano queste assurde norme ? E' da notare che il presidente dell'Eba è un certo Andrea Ernia, italiano. Forse non avevano la competenza per valutare questi "secondari" aspetti ? O forse il Sig. Ernia è arrivato a quella carica dopo aver giurato fedeltà...ai tedeschi ?
Sullo sguardo dei due soggetti la fisiognomica forse potrebbe dire qualcosa ? Al di la della domanda provocatoria rimane però un aspetto che incuriosisce chi scrive. In questa esasperata aggressività e prolungata volontà di un popolo di prevaricare tutti gli altri c'è forse una componente genetica ? Può essere un problema di razza ? La continuità con la quale si aggrega il consenso nella stessa direzione politica da almeno un secolo lascia pensare quanto meno a un fenomeno collettivo.
Forse una prima possibile risposta la si può ritrovare nella questione relativa allo
SPAZIO VITALE (Lebensraum)
già ai primi del 900 un politologo e generale tedesco, Karl Haushofer aveva teorizzato la necessità per la Germania di ampliare la propria sfera di influenza, verso est in particolare. In quel momento pur essendo la teoria espressa già a sfondo geopolitico, l'esigenza era di carattere prettamente economico-demografico. La teoria venne poi ripresa e concretizzata da Hitler nel "main kampf" e il disegno geo politico assunse connotati rilevanti in termini di pianificazione dello sviluppo economico tedesco. La deportazione degli slavi portava forza lavoro nelle fabbriche tedesche e non soltanto per ragioni belliche. È da tenere ben presente che il progetto nazista prevedeva la guerra lampo, quindi la forza lavoro non sarebbe servita solo per quei pochi mesi che avrebbe richiesto l'impegno militare ma sarebbe stata essenziale per lo sviluppo industriale. In altre parole, per semplificare, il fattore lavoro lo si prendeva nei Balcani e il fattore capitale lo si prendeva dagli ebrei. Con il benestare della classe politica di allora. Questo avrebbe garantito l'egemonia tedesca in Europa. Oggi siamo di fronte ad una situazione molto simile, con la differenza che la forza lavoro e' arrivata senza alcuna coercizione. I paesi dell'est, ridotti alla fame dopo 50 anni di comunismo, hanno costituito un serbatoio di mano d'opera a basso costo ottimale. È bastato aprire le frontiere e definire per legge la paga (Hartz) per realizzare una deportazione pacifica. In questo modo si sono reclutati 7 milioni di lavoratori a basso costo con una conseguente deflazione del mercato del lavoro interno, diffusione della lingua tedesca, agevolazione nella creazione di relazioni commerciali verso i paesi di origine dei lavoratori e quindi dell'export, aumento del pil per via della crescita demografica interna, aumento dell'export per la maggiore competitività acquisita dalla picolla e media industria, diluizione dei costi sociali, ringiovanimento della popolazione e incremento dei consumi e, con il rafforzamento del tessuto industriale e finanziario, anche l'acquisto di aziende e banche all'estero.
Il tutto è avvenuto all'inizio degli anni 2000 quando il flusso di immigranti italiani e turchi che aveva caratterizzato gli anni 60 era esaurito. In questa staffetta ipotetica raccolta da lavoratori romeni polacchi, serbi, ucraini, ecc.. si è rinvigorito il tessuto industriale. Occasione colta tempestivamente dalla Germania, una volta tanto senza fare guerre...
Per contro in Italia si è consumata la classica commedia all'italiana, una classe politica impegnata a litigarsi le poltrone, una Confindustria divisa e dedita alle liti di salotto, una Cgil, dai vertici incompetenti in materia economica, forte di 18 milioni di pensionati e di 6 milioni di dipendenti pubblici arroccata su posizioni conservatrici a difesa di privilegi acquisiti . Nessun politico che, al pari di Schroder fosse disponibile con interventi impopolari ad immolarsi politicamente pur di dare una spinta innovatrice.
In questo scenario di responsabilità diffuse non si è avuta nessuna seria riforma e modernizzazione del mercato del lavoro e anzi, abbiamo avuto un invecchiamento della popolazione, un mercato interno sempre più asfittico, costi sociali pesanti, debito pubblico in crescita. Il tutto supportato soltanto da quelle poche realtà che ancora riescono a reggere la competizione internazionale con l'export.
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