17/09/2014
LE CONTROMISURE.
E' assodato che lo squilibrio dei flussi commerciali (generati in modo lecito o illecito non ha importanza) è il motivo reale quanto profondo che genera la crisi del sistema economico comunitario.
Lo hanno capito al Senato e lo avevano ampiamente compreso e previsto i padri fondatori dell'Unione Europea prevedendo nei Trattati istitutivi dell’euro, " che l’attivo della bilancia dei pagamenti non superi il 6 per cento del Pil nella media triennale e che il passivo non vada oltre il 4 per cento del Pil". Come è noto, da molto tempo Berlino trasgredisce quelle norme europee giungendo a un surplus corrente del 7,9 per cento del Pil, una dimensione da record per uno Stato a economia matura.
Se la Germania ottemperasse agli impegni comunitari la crescita del PIL interno sarebbe zero, avrebbe una disoccupazione più elevata e nei paesi limitrofi ci sarebbe una crescita maggiore e una attenuazione dei problemi di finanza pubblica.
Ma poichè nessun politico ritiene di affrontare l'argomento, ecco che il riequilibrio potrà avvenire soltanto con interveni diversi.
Di due tipi:
privati attivabili dai privati singolarmente e pubblici attivabili dai governi
Quelle dei singoli consumatori:
1a) controllare sempre chi esercita influenza o addirittura decide i nostri acquisti o parte di essi. Ad es. l’amministratore di condominio che sceglie l’ascensore tedesco, chiedere magari in proprio l’offerta a un fornitore italiano, sia per l’acquisto che per la successiva manutenzione, lo stesso dicasi per la caldaia, per i vetri degli infissi, per il sistema antincendio ecc.
1b) quando si compra un prodotto semidurevole tedesco (ma anche italiano…) chiedere il listino dei ricambi o controllare i prezzi dei ricambi sul mercato
1c) non lasciarsi abbindolare da argomentazioni tecniche emotive inconsistenti
1d) non comprare nulla che porti a una situazione di dipendenza successiva
1e) chiedere le referenze ai clienti storici individiuati casualmente e comunque senza l'intervento del fornitore
1f) vedere i blog che parlano dell'argomento e accertarne l'affidabilità
1g) diffidare di tutti quei prodotti che vengono promossi o venduti direttamente a domicilio. In questi casi, il fornitore consapevole della scarsa competitività in termini di rapporto qualità/prezzo, confida sulla vendita a clienti sprovveduti come il pensionato intimorito o la signora benestante distratta. Ad es. la scopa elettrica, il trapano o il pannello solare (è noto che il prezzo è 5 volte quello di un prodotto analogo venduto da un centro commerciale). In questi casi, come in molti altri, il fornitore tedesco necessita di un contatto diretto con l'utente finale per "bombardarlo" di argomentazioni tecniche inconsistenti, alle quali il malcapitato cliente non è in grado di fare opposizioni, finalizzate a concludere la vendita con prezzi fuori mercato.
1h) non comprare nulla di tedesco salvo che non sia assolutamente inevitabile, non per sciovinismo estremo ma soltanto perchè questo contribuirà a riequilibrare le quote di mercato e i flussi commerciali gravemente sbilanciati a favore della Germania a causa del protezionismo interno.
1i) Se proprio vogliamo acquistare un prodotto straniero optiamo per un produttore francese, giapponese, americano, spagnolo ecc..
Nel caso di privati operatori commerciali:
2a) controllare il proprio ufficio acquisti
2b) controllare i capitolati del proprio progettista (se è presente un solo nome o se con quelle caratteristiche non si possono avere più di 3-4 fornitori in concorrenza tra loro, approfondire l'analisi)
2c) ogni qualvolta le spiegazioni del veditore paiono nebulose, rifiutare l'acquisto o la firma del contratto
2d) accertarsi che nelle clausole contratuali non siano previsti rinnovi taciti delle forniture, o penali in caso di cessazione di fornitura
2e) in ogni caso evitare di avere clienti o fornitori tedeschi e prestare molta attenzione al contesto nel quale si opera al contratto che viene proposto e alle norme di settore in materia di garanzia e di post vendita
Nel caso dei governi le cose da fare sarebbero veramente tante, mi limito a poche cose che potrebbero essere fatte rapidamente e a costo zero , anzi con grandi risparmi immediati:
3) rivendicare immediatamente il rispetto dei vincoli in termini di export/bilancia dei pagamenti come sopra esposto e in ogni caso impostare immediatamente una politica di protezionismo interno in Italia (e magari anche in Grecia, Spagna ecc.) che ridia simmetria ai mercati. Al pari di quanto sta accadendo da molti anni in Germania, Giappone e Stati Uniti
3a) per gli acquisti degli enti locali rendere pubblici tutti gli acquisti già dalla fase di offertazione con una supply chain sul sito del singolo comune, provincia, regione ecc..
3b) centralizzare il più possibile gli acquisti con una centrale acquisti nazionale e l'obbligo per tutti gli enti pubblici di acquistare dalla centrale salvo condizioni migliori a livello locale; speriamo in questo senso che il MEPA venga potenziato e reso efficiente.
3c) divieto sia nel pubblico che nel privato di redigere capitolati con il marchio del prodotto e obbligo di inserire almeno 3 opzioni a titolo informativo e non vincolante
3d) spoil system per tutte le amministrazioni locali con divieto dei comuni province e regioni di firmare contratti di servizio o di somministrazione con durata superiore al mandato elettorale e clausola risolutiva espressa, per legge, in caso di cessazione anticipata della giunta.
3e) incentivi personali ai manager che contribuiscono ai risparmi di spesa come avviene in ambito privato.
In definitiva, al contrario di quanto sbandierato da economisti liberisti estremi, immersi nelle loro teorie e nei loro nobili principi applicabili soltanto nel loro "mondo perfetto" la regolamentazione dei flussi commerciali (quanto meno quella prevista nei Trattati Istitutivi) è irrinunciabile per riequilibrare la distribuzione del reddito e alleviare eventuali problemi di finanza pubblica. Poichè un nuovo accordo politico tra capi di governo non sarà mai possibile l'unica soluzione è quella che vede direttamente coinvolti i consumatori. Rendere il consumatore italiano edotto di come si sono generate le leadership di mercato dei prodotti tedeschi, dell'enorme attività illecita sottostante e dei rischi connessi con la crescita delle multinazionali locuste tedesche è un primo passo nel processo di alfabetizzazione economica del consumatore stesso. Il secondo passo dovrebbe essere la modifica sostanziale delle scelte di acquisto che potrebbe portare a un travaso di PIL molto rapido dalla Germania ai paesi più penalizzati negli ultimi 5 anni.
Una reazione collettiva in Italia, in Spagna, in Francia e negli altri piccoli paesi periferici, che dovesse portare all'azzeramento degli acquisti di beni e servizi tedeschi per buona parte della popolazione, farebbe letteralmente impazzire le aziende germaniche fortemente concentrate nei loro piani di marketing spesso truffaldini. Un consumatore che rifiutasse di comprare il prodotto o il servizio tedesco qualunque sia il prodotto, qualunque sia il prezzo metterebbe la Germania con le spalle al muro e soprattutto contribuirebbe ad attenuare gli squlibri facendo fallire sul nascere sia il pensiero di Himmler, sempre attuale in parte della classe dirigente tedesca, che il disegno egemonico politico industriale finanziario tedesco, comunque ben presente anche presso la classe dirigente più moderata.
Questo è il messaggio più importante da divulgare, argomentandolo di fronte alle inevitabili critiche di autarchia antistorica che che il "Bini Smaghi " di turno potrebbe formulare dall'alto della stupidità della sua cultura. Cultura purtroppo costruita su una montagna di scartoffie lette inutilmente, al pari di molti suoi colleghi economisti autorevoli, che non si abbasseranno mai a varcare le soglie di un'azienda per capire cosa succede nella realtà di tutti i giorni con spirito analitico.
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